Marcello Sarica |
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| C'erano diversi tipi di ordalia dell'acqua. Gregorio di Tours (morto nel 695) registrò la comune aspettativa che con una pietra miliare attorno al collo il condannato sarebbe affogato: "I crudeli pagani lo gettarono [Quirino, vescovo della chiesa di Sissek] in un fiume con una pietra miliare legata al collo, e quando cadde in acqua venne sostenuto a lungo sulla superficie da un miracolo divino, e la acque non lo risucchiarono sotto poiché il peso dei crimini non gravava su di lui". (Historia Francorum i.35) Una variante dell'ordalia dell'acqua era la richiesta di togliere una pietra da un pentolone di acqua bollente. Le ferite riportate indicavano la colpevolezza come nell'ordalia del fuoco; talvolta il liquido usato poteva essere olio o piombo fuso. L'ordalia dell'acqua poteva anche consistere nel consumo di "acqua amara" senza subire danno (questa è presente nella Torah come prova per una donna accusata di aver commesso adulterio e viene chiamata Sotah nell'ebraismo, comunque, è il contrario del caso normale, in quanto l'acqua non dannosa viene vista come trasformata in un veleno mortale se l'accusato è colpevole). « Il sacerdote farà giurare quella donna e le dirà: Se nessun uomo ha avuto rapporti disonesti con te ... quest'acqua amara, che porta maledizione, non ti faccia danno! Ma se ti sei traviata ... quest'acqua che porta maledizione ti entri nelle viscere ... » (La Bibbia, C.E.I., Numeri 5, 19) Valerio Massimo ricorda la prova cui dovette sottoporsi Tuccia, una vestale accusata di aver violato il voto di castità (incestum). La vestale chiese di poter provare la sua innocenza sottoponendosi a una prova consistente nel tentare di raccogliere l'acqua del Tevere con un setaccio, dopo aver richiesto l'aiuto della dea Vesta. La prova riuscì e Tuccia venne ritenuta innocente.
Comunque, secondo me non fu protettrice di niente nel XVI e XVII secolo.
Ciao!
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